giovedì 14 aprile 2022

A 100 secondi dalla fine

 Siamo a 100 secondi dalla fine. Solo nel 2010 eravamo a 6 minuti dalla fine del mondo. Sarebbe meglio fermarsi e tornare indietro. 

Il Doomsday Clock (letteralmente “Orologio del Giorno del Giudizio”), l’ultima volta aggiornato nel 2020, è pericolosamente vicino alla mezzanotte. La guerra scatenata dalla Russia in Ucraina ci espone ad un rischio altissimo di distruzione collettiva per due possibili strade: una guerra nucleare, e un impulso fortissimo al cambiamento climatico che una guerra anche convenzionale porta con sé. Sono possibili anche entrambe le vie contemporaneamente. Potremo entrare nelle statistiche redatte da eventuali esseri intelligenti extraterrestri circa le possibilità che una specie razionale (ma non poi tanto) finisca con la distruzione di sé stessa e del pianeta su cui vive.


Il Doomsday Clock è stato creato nel 1947 all’alba della cosiddetta Era Nucleare, quando si è compreso che, per la prima volta nella storia dell’Umanità, la specie umana aveva acquisito la capacità di autodistruggersi grazie ad armi con una potenza eccezionale e con una portata venefica di lunga durata, capaci di annientare sull’istante e negli anni a seguire la vita sulla Terra. Al rischio nucleare è stato aggiunto il rischio di cambiamento climatico nel 2007, tenendo conto delle modifiche al sistema climatico come possibili cause di instabilità su vasta scala e di alta potenza con il carattere dell’irreversibilità. La catastrofe che potrebbe portarci alla fine del mondo dipende, in entrambi i casi, da noi, a quanto ne sappiamo attualmente sulla stabilità del Sistema Solare, e siamo dunque noi i responsabili di ciò che accadrà. 

Sul sito di “The Bulletin of the Atomic Scientists”, dove si trova fra le altre cose, l’Orologio, è scritto: “I leaders del mondo devono immediatamente impegnarsi in una rinnovata cooperazione nei molti modi e luoghi designati per ridurre il rischio di una catastrofe globale. I cittadini del mondo possono e dovrebbero organizzare i modi per richiedere che ciò venga fatto velocemente. La soglia del Giorno del Giudizio non è un posto per bighellonare”.


Altro che bighellonare, il leader Vladimir Putin ha scatenato una guerra, dando un bel calcio in avanti alle lancette dell’Orologio del destino. 

Assunto che esistono - e se ci salveremo, esisteranno sempre - leaders del mondo autocrati, despoti e irresponsabili, ora si tratta di vedere come contenerli nei limiti possibili per scongiurare i peggio. Perché la Russia, pur essendo un Paese arretrato sotto ogni profilo, possiede le armi atomiche. 

Quante ne possiede ce lo dice lo stesso Bulletin in un articolo che spiega che il loro arsenale è stato rinnovato e che secondo il Ministro della Difesa ora l’89% è costituito da armi e sistemi moderni. Ad oggi, nei primi mesi del 2022, viene stimato che la Russia possieda 4.477 testate nucleari a lungo raggio strategiche e a corto raggio tattiche, schierate fra missili da terra, da sottomarino, presso le basi dei bombardieri, mentre di queste 2.889 sono stoccate in riserva. Ad esse si aggiungono circa 1.500 testate nucleari ritirate in attesa di smantellamento ma ancora intatte. Per un totale di 5.977. 

Nel corso del tempo sono stati firmati trattati fra USA e Russia per la riduzione delle armi nucleari - che in passato ammontavano a cifre molto superiori - ma non sono mai state azzerate da alcuno. L’altra parte - gli USA, che condividono nella Nato le armi atomiche - possiede cifre simili. 

Questa follia rappresenta plasticamente cosa siamo e a cosa andiamo incontro: una specie bellicosa fino dalla preistoria che ora invece delle clave possiede armi in grado di distruggere la Terra intera, e capace di scavarsi la fossa. 


Va detto che anche la Russia possiede un sistema di controllo e sicurezza per gli armamenti nucleari, e non è premendo un pulsante rosso che parte il missile. Non è nemmeno dato di sapere a chiunque pensi di ricorrere all’atomica quale sarebbe nel caso la risposta degli altri, esponendo sè stesso eil proprio Paese all’eventualità peggiore, lacuna su cui si basa il principio della deterrenza. Ma il rischio di una escalation esiste e va scongiurato in ogni modo. Senza dimenticare che già oggi la distruzione in atto in Ucraina è una spinta al cambiamento climatico (cioè all’altro mezzo di distruzione collettiva che stiamo promuovendo senza sosta) formidabile, con sostanze inquinanti sparse ovunque, composti frutto delle esplosioni diffusi in atmosfera, CO2 prodotta sul campo e come conseguenza dall’incremento di attività dell’industria bellica. Un aspetto di cui non si parla mai, ma importante nel mondo di oggi dove dovremmo misurare con la bilancia da orefice le sostanze climalteranti che vengono emesse in atmosfera. 


Come fare per fermare il tutto è evidentemente molto complicato. La Russia subisce certamente gli effetti delle sanzioni, ma va ricordato ancora una volta che non si tratta di un Paese democratico e ad essa non vanno applicati gli standard dei Paesi democratici. Se Putin ha in mano il controllo del potere non lo lascerà per le sanzioni, e probabilmente non lo lascerà a qualsiasi costo, ma può essere indotto a sedersi ad un tavolo con pretese limitate. Gli sforzi devono continuare per costruire un tavolo di trattativa vera fra i contendenti, ovunque accada va bene, facendo capire a Putin e alla Russia che le pretese imperiali hanno dei confini, dei limiti, dettati anche dal resto del mondo e dagli equilibri che in esso sussistono. 


Per approfondire, di seguito gli indirizzi degli articoli citati del Bulletin of the Atomic Scientists:


https://thebulletin.org/doomsday-clock/


https://thebulletin.org/premium/2022-02/nuclear-notebook-how-many-nuclear-weapons-does-russia-have-in-2022/



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