venerdì 13 gennaio 2023

Avanti adagio

 Sull’ultimo numero della rivista Qualenergia (che presenta una copertina divisa in due parti: la prima, con l’immagine di una piattaforma di estrazione marina con la scritta Governo Meloni, la seconda con un impianto eolico off-shore e la scritta “dallo sblocco del gas a quello delle rinnovabili”) c’è un focus dal titolo “La corsa delle rinnovabili”, che fa ben sperare. Il sottotitolo, però, mette in guardia: “I segnali sullo sviluppo mondiale delle rinnovabili sono chiari ma la politica deve ancora attivarsi a pieno”. Per qualche ragione, la politica deve sempre attivarsi, il che vuol dire sempre arrivare in ritardo, figuriamoci poi se si tratta di rinnovabili. Restando nel nostro Paese, ancora non è chiaro quale direzione intende prendere il governo in tema di energia, e non sembra che abbiano idee chiare in proposito. Nulla di nuovo, dopo le esperienze che abbiamo vissuto nel passato (con governi di ogni colore, l’approssimazione e la tendenza al mantenimento dello status quo regnavano) sarebbe degno di nota se succedesse il contrario. Non so se si tratta di mala fede del Governo Meloni - i governi non hanno mai brillato in tema di energia e ancora meno di ambiente - piuttosto per ora mi sembra incapacità, ma forse serve altro tempo per “carburare”. Possiamo certamente aspettare ancora un po’ e vedere cosa faranno.

In ogni caso, nel 2022 le cose sono andate meglio del solito per le nuove rinnovabili, come attestano i dati: nell’articolo “Record rinnovabile” si parla di 3.230 MW di progetti autorizzati fotovoltaici ed eolici, con preponderanza di FV (2.923 MW), e si sottolinea la maggior efficienza degli iter autorizzativi a livello regionale, ed è una buona notizia. Altrettanto buoni sono gli effetti delle semplificazioni autorizzative. 

L’eolico on shore presenta le solite difficoltà, incontrando pareri contrastanti che spesso costituiscono la base per il blocco dei progetti. A mio parere, maggiore attenzione alle notevoli opportunità che vengono dall’eolico off shore porterebbe ad un miglioramento della situazione nel settore, con benefici notevoli. Riassumendo, qualcosa si muove ed è un bene, ma non è ancora sufficiente per una vera svolta green sul fronte della produzione energetica.

Ancora una volta, ricordo che la questione del caro bollette e del caro carburante non ha un’unica causa, ma una serie di cause (oscillazioni sul mercato dei prezzi delle fonti primarie, la struttura stessa del mercato energetico, la guerra, le speculazioni che approfittano delle situazioni che si creano, l’insieme delle caratteristiche del nostro sistema energetico) e non sarà la Guardia di Finanza - a cui va la massima stima -  a risolvere problemi che sono complessi e riguardano la politica energetica nel suo insieme. L’unica via per acquistare meno petrolio e meno metano dall’estero consiste nel promuovere rinnovabili ed efficienza energetica, quest’ultimo un capitolo ancora aperto e molto importante. Il metano presente nel sottosuolo italiano è, astraendo da considerazioni riguardanti la scelta di estrarlo in misura maggiore quando poteva essere indirizzata maggiormente alle fonti pulite, poca cosa rispetto ai bisogni del Paese. Estraiamolo pure (evitando così di essere tacciati di posizioni ideologiche) ma non risolverà il problema. 

Paradossalmente, abbiamo già inquinato così tanto che non fa più freddo d’inverno, almeno alle nostre latitudini, in modo che possiamo consumare meno e tenerci le scorte, che gli esperti fan del fossile minacciavano che non avrebbero raggiunto la fine dell’anno dai talk show televisivi. 

Una cosa è certa: il processo denominato di transizione energetica potrà essere ritardato - colpevolmente - da tutti coloro che sostengono il vecchio mondo, ma non potrà essere fermato. 




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