giovedì 4 gennaio 2024

Appennino sotto attacco

 La montagna non è al sicuro: stanno cercando di imbrigliarla con funi, pali di cemento, cabinovie, ovvero con un grande progetto di impianti di risalita per sciare fra Emilia e Toscana, una idea certo non nuova per lo “sviluppo” della zona con il turismo basato sulla neve. Se poi la neve non c’è, il medesimo “sviluppo” non si fa vergogna di spararla eventualmente con i cannoni, facendo ricorso ad abbondanti consumi di energia e di acqua - che c’è sempre meno - per far girare l’economia guadagnando denaro invece di preservare l’energia e la risorsa idrica per scopi più utili, e fare girare l’economia in altro modo.

Su basi come queste si governano i territori, vale a dire senza vedere oltre la punta del proprio naso, senza considerare anni di riflessioni sui modelli di sviluppo alternativi - con cui troppo spesso è sufficiente riempire i discorsi preelettorali - e senza valutare nemmeno il cosiddetto adattamento al cambiamento climatico, parte fondante della strategia delle Nazioni Unite in risposta al maggiore problema che ci troviamo ad affrontare a livello planetario. I climatologi, dal canto loro, ci informano che la neve che comunque verra’ sara’ piu’ probabile nei mesi di gennaio e febbraio, cioè lontano dal periodo delle festività, e del turismo, natalizie.


L’Appennino in questione è il crinale fra Emilia Romagna e Toscana, nella zona del Corno alle Scale, un’area che possiede già impianti per lo sci, ma che soffre ogni inverno sempre più del riscaldamento globale che riduce fino ad azzerare la presenza di neve. Il rischio concreto è di costruire una cattedrale nel deserto (magari a perenne monito dell’ottusità) spendendo cifre importanti.

La vicenda nasce nel 2016, all’epoca del Governo Renzi, quando un accordo di programma fra Governo, Regione Emilia-Romagna e Regione Toscana, guidate rispettivamente da Stefano Bonaccini, tuttora in carica, e da Enrico Rossi, nel frattempo sostituito da Eugenio Giani eletto nel 2020, viene siglato per “il sostegno e la promozione congiunta degli impianti sciistici della montagna tosco-emiliano-romagnola” (da Greenreport). Lo scopo è potenziare impianti già esistenti e costruirne dei nuovi su entrambi i versanti, toscano ed emiliano romagnolo. Un progetto calato dall’alto, senza alcun legame con i territori. Il costo complessivo ad oggi sarebbe intorno ai 16 milioni di euro, di cui circa 6 milioni a carico dello Stato e 10 milioni a carico della Regione Toscana. La Regione Emilia Romagna mette sul piatto per parte sua oltre 7 milioni di euro per 15 progetti fra cui quelli riguardanti il versante emiliano degli impianti in questione.

Sono passati alcuni anni, ma mentre tutto lasciava pensare che la realizzazione degli impianti fosse ormai un’idea del passato, il 9 marzo dello scorso anno è stato depositato a Pistoia lo Studio di Fattibilità. Dunque, si vuole procedere.


La scelta viene immediatamente criticata e disapprovata da numerose associazioni ambientaliste, e non solo o non strettamente tali, come Legambiente, WWF, Lipu, di cui si leggono le osservazioni all’indirizzo in calce, CAI, di cui un bell’articolo viene altresì linkato in calce, Italia Nostra, Fridays for Future, Touring Club, Spi-CGIL, e altre. Si forma nel 2020 un comitato denominato Un Altro Appennino è Possibile presente sia sul versante emiliano romagnolo sia sul versante toscano. Il comitato ha posto in essere una raccolta fondi per presentare un ricorso al Consiglio di Stato, che ha avuto ottimi risultati: è stata superata la soglia prefissata di 10.000 euro, raggiungendo la cifra di oltre 12.000 euro. 

La domanda a questo punto sorge spontanea: ma a questo si deve arrivare? A fare ricorso? 

Certo, sono numerosissime le opposizioni a progetti di varia natura sul territorio italiano, si formano comitati per ogni cosa, è stata stigmatizzata la tendenza a non volere nulla dove ciascuno vive da un acronimo inglese (NIMBY), ci si oppone un po’ a tutto, rinnovabili comprese. La sensazione, però, è che si arrivi a questo perché la fiducia cieca non è sufficiente. Infatti, proprio in casi come questo che stiamo esaminando le amministrazioni che hanno fatto la proposta avrebbero il dovere - il dovere - di spiegare con chiarezza i benefici, i costi, gli impatti ambientali, e soprattutto le ragioni di una scelta che implica un intervento esteso sul crinale appenninico (zona di grandissima importanza naturalistica) in una fase storica che, salvo oscillazioni statistiche che saranno sempre più contenute, vedrà sparire progressivamente l’innevamento naturale alle quote interessate. Poi faremo la neve con i cannoni? Di quale sviluppo “sostenibile” stanno parlando?


Credo fermamente che non sia possibile individuare una linea semplice da seguire per costruire un tipo di sviluppo concretamente sostenibile, ma che sia necessario di volta in volta approfondire i vari aspetti di un progetto e calibrarne costi e benefici, nel contesto locale, nazionale, e quando necessario sovranazionale. In questo caso, davvero si fatica a comprendere le ragioni di una scelta, che sembra più dettata da ansia di costruzione che da una ponderata analisi. 


La realtà è che il progetto andrebbe fermato, e andrebbero riviste le prospettive di sviluppo della zone interessate, valutando alternative più adatte al nuovo clima e alla necessità di ridurre sempre più e prima che sia tardi le conseguenze sui sistemi naturali delle attività umane. Abbiamo creato noi lo sviluppo che ha cancellato la neve, e ora vogliamo costruire impianti per sciare sulla neve: mettiamoci d’accordo su ciò che vogliamo fare, una volta tanto.


L’articolo su Greenreport: 


https://greenreport.it/news/clima/nuova-funivia-doganaccia-corno-alle-scale-le-osservazioni-di-legambiente-wwf-e-lipu/


L’articolo del CAI:


https://www.loscarpone.cai.it/dettaglio/ha-ancora-senso-nel-2023-realizzare-nuove-funivie/


Il sito del comitato Un Altro Appennino è Possibile:


https://www.unaltroappennino.it



In evidenza

Tutte le stagioni in una settimana. E dovremo abituarci.

  Il cambiamento climatico presenta ormai con evidenza empirica praticamente tutte le caratteristiche previste da anni dai modelli climatici...

Più letti