martedì 16 maggio 2023

La Cina raggiungerà quest’anno il nuovo picco delle emissioni, ma potrebbe essere l’ultimo

 Le emissioni di biossido di carbonio - CO2 - della Cina sono cresciute del 4% nei primi mesi del 2023 in rapporto allo stesso periodo dello scorso anno, raggiungendo un picco che rappresenta un record per il grande Paese asiatico, al di sopra di 3 miliardi di tonnellate di CO2 equivalenti, scrive Lauri Myllyvirta (lead analyst al Centre for Research on Energy and Clean Air, CREA) su Carbon Brief.


Le emissioni record raggiunte dalla Cina sarebbero causate, secondo l’analisi, da tre fattori principali: un rimbalzo dell’economia cinese dopo il lungo periodo di restrizioni dovute al Covid, misure economiche di stimolo, e bassa generazione da fonte idraulica dovuta alla siccità. Questi fattori avrebbero determinato un aumento della domanda di combustibili fossili, corrispondenti per ogni fonte a +5,5% di petrolio, +3,6% di carbone, +1,4% di gas, derivanti principalmente dalla produzione energetica, dai trasporti, dalla produzione di cemento.

Con tutta probabilità, visto l’impegno del governo sul fronte economico, l’anno in corso segnerà un picco di emissioni mai visto prima.


Ma sul medio periodo le cose starebbero in forma un po’ diversa (per fortuna). 

L’impegno cinese sul versante delle fonti rinnovabili ha portato ad una capacità installata che, insieme al nucleare (che ha altri problemi, ma non emette CO2) supera il 50% del totale. Le installazioni solari quest’anno sono triplicate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quelle eoliche hanno registrato un +32%, e complessivamente si prevede che quest’anno la nuova capacità solare ed eolica installata raggiungerà i 160 GW. I grafici mostrano andamenti in forte crescita, nettamente superiore agli ultimi anni, quando avevano già tutti un notevole andamento crescente. Questo significa che l’impegno cinese sulle rinnovabili non è venuto meno, anzi, è maggiore di prima, tanto che se la tendenza continuerà la Cina supererà previsioni che solo poco tempo fa erano consolidate fra gli analisti, ma che appaiono oggi eccessivamente deboli.

Contemporaneamente, la Cina fa ancora largo uso di carbone e nuovi impianti vengono realizzati, ma pare che la necessità di tali impianti sia fondamentalmente a copertura della domanda di picco, cresciuta notevolmente in anni recenti (lo scorso anno l’estate straordinariamente calda ha portato a un uso diffuso di condizionatori).

Le previsioni degli analisti sostengono che nei prossimi anni il contributo delle centrali a carbone potrebbe diminuire (in accordo, del resto, con gli impegni presi) in concomitanza alla percentuale sempre maggiore di fonti pulite, e che nel complesso le emissioni di carbonio sarebbero vicine, o già prossime, al picco storico, vale a dire al periodo in cui inizierebbero a calare. L’outlook prevede il picco addirittura quest’anno, e sarebbe seguito negli anni prossimi da un declino strutturale del livello delle emissioni.


Su piano globale, questo significa che la transizione ecologica del settore energetico sta coinvolgendo sempre più anche i grandi Paesi che fino a poco tempo fa erano occupati a creare sviluppo economico per migliorare le condizioni di vita al loro interno al di là di considerazioni di stampo ambientale. La Cina è stata portata troppo spesso a supporto delle tesi negazioniste e conservative dello status quo mentre non è affatto questo il ruolo che sta ricoprendo attualmente. Al contrario, nonostante le difficoltà derivanti dal recente sviluppo, l’impegno sul fronte delle rinnovabili non viene accantonato, come confermano gli studi condotti negli ultimi anni. 

La prospettiva (di cui l’Unione Europea è sempre stata traino mondiale, anche dal canto suo non senza difficoltà) va tenuta aperta e supportata in ogni modo, con lungimiranza.


L’analisi pubblicata su Carbon Brief si trova al seguente link:


https://www.carbonbrief.org/analysis-chinas-co2-emissions-hit-q1-record-high-after-4-rise-in-early-2023/







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