martedì 25 luglio 2023

Con luci ed ombre, ma la decarbonizzazione va avanti

 Calo netto dei prezzi, diminuzione dei consumi, riduzione delle emissioni climalteranti, riduzione del ricorso al gas e al carbone, aumento del contributo delle fonti rinnovabili e dell’import di elettricità.

Questo in estrema sintesi è quanto emerge dall’Analisi trimestrale che ha pubblicato Enea del sistema energetico italiano.


Più in dettaglio, i consumi di energia sono calati del -5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, le emissioni di gas ad effetto-serra lo sono del -9%, il gas di -16%, il carbone di -15%, le rinnovabili sono aumentate del +5% e l’importazione di elettricità del +22%. 

In particolare, il giorno di Pasquetta il nostro Paese funzionava quasi soltanto ad energia pulita: eolico e solare FV hanno coperto, nella fascia oraria dalle 13 alle 15 del 10 aprile, oltre l’80% della domanda.

 

Le cause della diminuzione dei consumi vengono individuate nel settore civile (con -12%) come conseguenza della maggior efficienza rispetto agli anni passati e per il clima mite che ha caratterizzato i primi mesi del 2023, consentendo un notevole risparmio di gas, nell’industria (-10%) per via del calo importante (fino al 20%) della produzione nei settori gas intensive, mentre sono in controtendenza i consumi nei trasporti, che aumentano del +3%.

Si legge inoltre che, dopo una lunga serie di variazioni negative, migliora l’indice di transizione energetica elaborato da Enea, con un bel +14%, soprattutto per il netto calo del consumo di carbone, per la diminuzione dei prezzi, e  per la contrazione delle produzioni energivore.


Per quanto riguarda il contesto europeo, si legge nell’Analisi: “Nella prima metà del 2023 è continuata la fase di debolezza delle economie dell’area euro (per il secondo trimestre consecutivo il PIL è lievemente diminuito nel I trimestre e ha ristagnato in primavera), con in particolare un'ulteriore flessione dell'attività manifatturiera (a fronte dell’espansione nei servizi). Nonostante il deciso ritracciamento dei prezzi all’ingrosso del gas e dell’elettricità (45 €/MWh la media del gas al TTF nel I semestre 2023, -70% rispetto al II semestre 2022), nella zona euro è continuata la contrazione dei consumi di energia (-5% nel I trimestre), a causa dei nuovi cali della domanda di gas naturale (-14%) ed elettricità (-4%). Contrazione simile è stimata per le emissioni di CO2, comunque non sufficiente ad avvicinare la traiettoria attuale a quella coerente con il target 2030”.


Riguardo le emissioni, nonostante la riduzione a livello europeo non siamo quindi allineati alla traiettoria idonea a centrare gli obiettivi al 2030.

Inoltre, il fatto che la riduzione dei consumi e delle emissioni derivi anche da una contrazione dell’attività industriale evidenzia chiaramente un quadro solo parzialmente positivo: la sfida era, e resta, il disaccoppiamento dei consumi di energia fossile dalla crescita economica, in un contesto industriale che deve diventare sempre più green e sostenibile. 


Riguardo, infine, la sicurezza energetica si legge che “il contenimento dei consumi di gas ed elettricità ha garantito nell’inverno appena trascorso margini di capacità accettabili sia nel sistema gas sia nel sistema elettrico”. Nel periodo agosto 2022-marzo 2023 i consumi di gas sono stati inferiori di circa 10 miliardi di metri cubi, corrispondenti  a -18% rispetto alla media 2017-2022, dunque oltre il target UE del -15%. Smentiti dunque, come abbiamo già evidenziato in questo blog, gli esperti di energia (nonché sostenitori delle fonti fossili) ospiti dei programmi televisivi che lo scorso inverno ci avvertivano allarmati che col gas e la luce non saremmo arrivati a Capodanno. 


Il documento completo si trova al seguente indirizzo:


https://www.media.enea.it/comunicati-e-news/archivio-anni/anno-2023/energia-analisi-enea-nuovo-calo-di-consumi-5-ed-emissioni-9-nel-primo-semestre-2023.html





martedì 11 luglio 2023

Transizione ecologica (più) veloce cercasi

 Fa caldo? Sì, fa caldo, e a livello globale ancora di più. Se, infatti, in Italia il giugno dello scorso anno sembra essere stato assai peggiore dal punto di vista termico del giugno appena trascorso, sul piano planetario non è così, visto che abbiamo appena superato tutti i record precedenti. E da alcuni anni è un continuo superamento di valori alti già registrati, in una tendenza sempre crescente. 

Secondo la WMO (World Meteorological Organization), il mondo “ha appena avuto la settimana più calda mai registrata, che fa seguito al giugno più caldo mai registrato, con temperature della superficie del mare senza precedenti e un’estensione minima record del ghiaccio marino antartico”.

Secondo l’osservatorio sui cambiamenti climatici dell’Unione Europea, giugno è stato il mese più caldo a livello globale, superando di poco più di 0,5°C la media per il periodo compreso fra il 1991 e il 2020 (vale a dire una media su un periodo già caratterizzato dal riscaldamento globale) e superando di molto il giugno 2019, che era il record precedente. Inutile dire che tutto ciò va ad incidere pesantemente sulla nostra salute, sugli ecosistemi, sull’ambiente naturale così come lo conosciamo.


Quesì dati sono incontrovertibili, e si susseguono da decenni, quando (venti o trenta anni fa) i decisori politici nella quasi totalità negavano il trend, facendoci perdere così del tempo prezioso, che ora paghiamo a prezzo alto, nel ritardo che abbiamo accumulato e nelle conseguenze concrete che dobbiamo sopportare. La caldissima estate del 2022 ha comportato 22.000 morti legati al calore eccessivo in Europa, di cui 18.000 in Italia. 

Ora sono rimasti in pochi a negare l’evidenza, ma restano forme di resistenza che possono ritardare colpevolmente il processo che orami tutti chiamano “transizione ecologica”. A tal proposito, Giorgia Meloni ha affermato che va fatta, ma “non possiamo smantellare la nostra economia e le nostre imprese”, mentre il ministro Pichetto Fratin loda il PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) da poco inviato alla Commissione Europea per il suo realismo lontano da pretese velleitarie. Dichiarazioni che, insieme ad una prima scorsa veloce del PNIEC stesso, indicano un agire timido, impostato nella difesa prioritaria dello status quo economico ed imprenditoriale italiano. L’errore è già presente qui, nell’impostazione politica; al contrario, la transizione ecologica, che è e sarà sempre più la via maestra mondiale, è una formidabile occasione per guardare avanti e impostare un futuro di sviluppo del nostro Paese - sviluppo che non si trova nei cardini e nei percorsi della crescita vissuta dall’Italia nel dopoguerra. Quella del governo (sostenuta dal contrasto esplicito alle tesi ambientaliste del coro dei quotidiani di parte destra) è un’impostazione di minima, fra l’altro già superata nei fatti da molte imprese italiane, che sfugge al confronto vero con il tema principale del nostro tempo.

Impostare una strada diversa diventa il perno di qualsiasi proposta concreta per il futuro, da fare adesso e velocemente, del nostro Paese.




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