martedì 11 luglio 2023

Transizione ecologica (più) veloce cercasi

 Fa caldo? Sì, fa caldo, e a livello globale ancora di più. Se, infatti, in Italia il giugno dello scorso anno sembra essere stato assai peggiore dal punto di vista termico del giugno appena trascorso, sul piano planetario non è così, visto che abbiamo appena superato tutti i record precedenti. E da alcuni anni è un continuo superamento di valori alti già registrati, in una tendenza sempre crescente. 

Secondo la WMO (World Meteorological Organization), il mondo “ha appena avuto la settimana più calda mai registrata, che fa seguito al giugno più caldo mai registrato, con temperature della superficie del mare senza precedenti e un’estensione minima record del ghiaccio marino antartico”.

Secondo l’osservatorio sui cambiamenti climatici dell’Unione Europea, giugno è stato il mese più caldo a livello globale, superando di poco più di 0,5°C la media per il periodo compreso fra il 1991 e il 2020 (vale a dire una media su un periodo già caratterizzato dal riscaldamento globale) e superando di molto il giugno 2019, che era il record precedente. Inutile dire che tutto ciò va ad incidere pesantemente sulla nostra salute, sugli ecosistemi, sull’ambiente naturale così come lo conosciamo.


Quesì dati sono incontrovertibili, e si susseguono da decenni, quando (venti o trenta anni fa) i decisori politici nella quasi totalità negavano il trend, facendoci perdere così del tempo prezioso, che ora paghiamo a prezzo alto, nel ritardo che abbiamo accumulato e nelle conseguenze concrete che dobbiamo sopportare. La caldissima estate del 2022 ha comportato 22.000 morti legati al calore eccessivo in Europa, di cui 18.000 in Italia. 

Ora sono rimasti in pochi a negare l’evidenza, ma restano forme di resistenza che possono ritardare colpevolmente il processo che orami tutti chiamano “transizione ecologica”. A tal proposito, Giorgia Meloni ha affermato che va fatta, ma “non possiamo smantellare la nostra economia e le nostre imprese”, mentre il ministro Pichetto Fratin loda il PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) da poco inviato alla Commissione Europea per il suo realismo lontano da pretese velleitarie. Dichiarazioni che, insieme ad una prima scorsa veloce del PNIEC stesso, indicano un agire timido, impostato nella difesa prioritaria dello status quo economico ed imprenditoriale italiano. L’errore è già presente qui, nell’impostazione politica; al contrario, la transizione ecologica, che è e sarà sempre più la via maestra mondiale, è una formidabile occasione per guardare avanti e impostare un futuro di sviluppo del nostro Paese - sviluppo che non si trova nei cardini e nei percorsi della crescita vissuta dall’Italia nel dopoguerra. Quella del governo (sostenuta dal contrasto esplicito alle tesi ambientaliste del coro dei quotidiani di parte destra) è un’impostazione di minima, fra l’altro già superata nei fatti da molte imprese italiane, che sfugge al confronto vero con il tema principale del nostro tempo.

Impostare una strada diversa diventa il perno di qualsiasi proposta concreta per il futuro, da fare adesso e velocemente, del nostro Paese.




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