lunedì 24 ottobre 2022

Record solare in Europa

 A volte è bello leggere anche notizie positive, o fermarsi ad osservare gli aspetti positivi che pure ci sono e possono aiutare a perseguire la via giusta per uscire dalla crisi energetica e climatica (ma non solo) che stiamo vivendo. 

Secondo il think tank Ember, che opera per promuovere il passaggio nel mondo dalle fonti fossili alle fonti energetiche pulite stando a quanto si legge sul sito, in Unione Europea la scorsa estate abbiamo raggiunto una produzione solare record, addirittura il 12% dell’elettricità, aumentando notevolmente la quota rispetto alla stagione precedente, quando ci si fermava soltanto al 9%. Si tratta di un dato incoraggiante. Il sito di Ember è molto chiaro e ricco di dati, ma scarno di parole per cui occorre avere già un’idea del tema di cui si occupa. Vale la pena di consultarlo se si è alla ricerca di numeri, grafici e indicatori utili sul tema energetico con la finalità di favorire il passaggio alle energie rinnovabili. Riporto l’indirizzo in calce.  

Secondo lo studio riguardante l’Europa, il 12% di solare ha consentito di risparmiare 29 miliardi di euro di gas, stimati sul prezzo medio del gas nel periodo fra maggio e agosto 2022.  In termini di produzione energetica si tratta di 99,4 TWh, una quantità senza dubbio rilevante che sommata alla altre fonti rinnovabili segna cifre sempre più importanti (ricordate quando Ministri in carica sostenevano che con le rinnovabili si poteva raggiungere solo lo zero virgola?). In percentuale, le principali riguardano il 12% di eolico e 11% di idro, quote non lontane dal 16% del carbone, ancora diffuso un molti Paesi dell’Unione. 

I record solari sono stati battuti in 18 dei 27 Paesi UE, mentre 10 Stati superano il 10% di elettricità solare, con le quote maggiori spettanti a Olanda (23%), Germania (19%) e Spagna (17%). Per confronto, il solare fotovoltaico in Italia contribuisce all’elettricità mediamente per circa 8-9% (dati Terna).


Sostiene Ember che per raggiungere gli obiettivi a protezione del clima che l’UE si è data al 2030 questo tasso di crescita deve continuare regolarmente, evitando colli di bottiglia rappresentati dalle regole e alle decisioni interne a ciascun Paese - come è accaduto in Italia, ne abbiamo parlato nel post precedente. Risulta chiarissimo anche il fatto che il solare e tutte le fonti rinnovabili possono dare un contributo importante nel momento in cui la pratica normale finora di acquisto di una quota rilevante di gas dalla Russia è messa in discussione dalla crisi in corso, e speculazioni sui mercati rendono estremamente volatili i prezzi dell’energia. In Italia sarebbe ora che si superassero veti e blocchi burocratici che possono solo danneggiare il settore e ovviamente i cittadini in conseguenza dell’inerzia.


Sul sito sono presenti anche grafici molto chiari riguardo gli andamenti e le prospettive, utili per stabilire politiche energetiche opportune.

Il link è il seguente: 


https://ember-climate.org/insights/research/record-solar-summer-in-europe-saves-billions-in-gas-imports/ 



 


giovedì 13 ottobre 2022

La credibilità ambientalista si conquista con i fatti, non con le parole

 “11 GW di nuove rinnovabili italiane sbloccati nel 2022, di cui 9,5 GW pronti ad entrare in esercizio nei prossimi mesi e nella prima metà del 2023. Cifre che fanno impallidire i risultati degli anni precedenti e che racconta una nuova fase di crescita per l’energia pulita nazionale. I numeri li ricorda oggi il Ministero della Transizione Ecologica (MiTE) in una nota stampa, con l’obiettivo di fare chiarezza tra quanto già fatto dal Governo per sostenere le FER e quanto ancora da fare. Un intervento che cerca di rispondere alle diverse polemiche e preoccupazioni in merito al completamento dell’assetto normativo, e su cui oggi pesa (e non poco) il cambio di Esecutivo.”

Questo è quanto si legge sul sito www.rinnovabili.it in merito alla situazione riguardante le nuove rinnovabili. La speranza è che il nuovo esecutivo non fermi un processo che va invece alimentato, senza deviare su binari impercorribili a breve, privi comunque di benefici immediati e problematici (come, ad esempio, il nucleare). A questo proposito, vedremo cosa saprà fare il governo e chi saranno i Ministri dello Sviluppo e dell’Ambiente, che usualmente includono le deleghe relative all’energia.

Non si sentiva parlare da tempo del tema energetico con l’intensità attuale, dovuta al contesto che tende ad allontanarci dal gas metano, sia pure in prospettiva, e ad avvicinarci a forti produzioni rinnovabili, accompagnate da risparmio energetico. In realtà, avremmo dovuto introdurre misure di contenimento dei consumi ben prima dell’attuale crisi energetica e avremmo dovuto farlo per ragioni climatiche e ambientali: chiudere le porte dei negozi con il riscaldamento o il raffrescamento in funzione, abbassare l’illuminazione pubblica nelle ore centrali della notte, evitare di vivere in case riscaldate a 25 gradi in inverno sono misure di buon senso se si tiene conto di ciò che comporta produrre energia, soprattutto se viene prodotta in modo tradizionale con le fonti fossili inquinanti. Ma l’ambiente fatica a farsi rispettare oltre le chiacchiere in proposito, e le misure serie vengono prese solo in stato di emergenza.

Politicamente, il Paese ora sarà governato dalla coalizione di centrodestra, che di sicuro non ha mai brillato sul fronte ambientalista e in particolare su quello del rapporto fra energia e ambiente, accanto ad una minoranza di centrosinistra molto ristretta in Parlamento (penalizzata dalla legge elettorale in vigore) che dal canto suo allo stesso modo non ha mai brillato sul fronte ambientalista, eccezion fatta per alcuni (pochi) provvedimenti a volte assunti. L’Italia è infatti ferma da anni riguardo le nuove installazioni di eolico e fotovoltaico, con le rinnovabili che nell’insieme si attestano intorno al 35-38% sul totale elettrico, e della scelta di rallentare la diffusione delle rinnovabili che ora ci penalizza sono responsabili anche governi di centrosinistra, come il governo guidato da Matteo Renzi, all’epoca nel Partito Democratico. La ragione per cui ci si dovesse fermare intorno al trentacinque per cento (dell’elettricità) non è chiara, mentre è chiaro il favore fatto ai grandi gruppi del gas e del petrolio. Se qualcuno vuole ricordare entrando un minimo nel dettaglio cosa è successo alcuni anni fa, c’è un dossier di Legambiente molto chiaro all’indirizzo riportato in calce: i grafici in particolare sono molto eloquenti e mostrano il crollo degli investimenti nelle rinnovabili durante i governi Monti, Letta e Renzi negli anni 2011-2016.


Ha fatto bene Enrico Letta a scegliere in questa campagna elettorale di promuovere il tema ambientale ed energetico, ma farlo ora dopo che governi di centrosinistra (incluso il suo prima di Renzi) sono stati attivi nel rallentare o peggio nell’arrestare la grande crescita delle fonti pulite che si era faticosamente riusciti a creare, non appare credibile e l’elettorato non è più disponibile a cascarci. Fate le cose quando siete al governo, invece di parlarne per poi farne altre, e forse riguadagnerete la fiducia degli elettori - fra i numerosi suggerimenti che piovono da ogni parte orientati a portare il Partito Democratico fuori dalla débâcle in cui si trova questo forse è tra i più efficaci.


Dunque, ora non ci resta che stare a vedere cosa accadrà con il nuovo esecutivo, ma la spinta

derivante dalla situazione geopolitica che si è venuta a creare è notevole e, se ben gestita, può portare ad indirizzare la società verso la costruzione di un sistema energetico complessivamente migliore di quello del passato.


Il brano iniziale è tratto dal sito di Rinnovabili.it:


https://www.rinnovabili.it/energia/politiche-energetiche/nuove-rinnovabili-italiane-sbloccati-11-gw-2022/


Il dossier di Legambiente “Stop alle rinnovabili in Italia” si trova al seguente link:


https://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/dossier_stopallerinnovabiliinitalia2015.pdf





 


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