venerdì 30 dicembre 2022

Cambia il clima sull’Italia

In un comunicato stampa di oggi Legambiente definisce il 2022 appena trascorso “anno nero” per il clima nel nostro Paese. I dati riportati sono pesanti ed in effetti confermano ciò che a memoria ricordiamo dell’anno appena trascorso: eventi meteorologici estremi sempre più frequenti, frane, alluvioni, colate di fango, caldo forte di lunga durata in estate, assenza di neve in inverno e scarsità sui monti, piogge e nebbie. Le “quattro stagioni” sembrano un ricordo lontano, a parte l’estate dalle tinte sempre più africane.


Passando ai numeri, gli eventi meteorologici estremi sono aumentati di +55% in un solo anno, e nello specifico, si è trattato di 310 fenomeni meteorologici e idrogeologici intensi capaci di causare danni alle persone o alle infrastrutture, con 104 alluvioni, 81 trombe d’aria e venti forti, 29 grandinate, 18 mareggiate, 11 frane, 13 esondazioni fluviali, e 28 casi di danni causati da siccità prolungata. I danni alle persone sono stati anche gravissimi, con 29 morti. Tutte le regioni sono state colpite, da Nord a Sud.

Il 2022 si caratterizza anche per un lungo periodo di siccità. Secondo l’istituto ISAC del CNR, nei primi sette mesi dell’anno le piogge sono diminuite del 46% rispetto alla media degli ultimi trent’anni. Ricordiamo tutti la prolungata secca del Po, e l’abbassamento del livello delle acque nei grandi laghi subalpini. 

Il caldo estivo è stato eccezionale, con temperature in giugno e luglio al di sopra della media di oltre 3 gradi, e durata fuori dall’ordinario di oltre tre mesi. Non sono mancati picchi dannosi per la salute umana, come in agosto quando le temperature hanno superato i 40 °C a Palermo, Catania, Reggio Calabria. Queste cifre hanno conseguenze devastanti: secondo il Ministero della Salute, sono stati oltre 2300 i decessi causati dalle ondate di calore anomale. 


E fa bene Legambiente a ricordare i casi emblematici, fra le alluvioni nelle Marche, a Ischia, e forse quello che colpisce di più, il distacco di una porzione del ghiacciaio della Marmolada lo scorso 3 luglio, con la conseguenza di 11 vittime e 8 feriti che si trovavano sul posto. Il fatto che un ghiacciaio sia già in sofferenza all’inizio dell’estate dà una misura del problema e un quadro molto preoccupante della situazione.

Le grandi montagne sono, nel nostro immaginario, quanto di più poderoso la Natura abbia creato. Ce le immaginiamo lì dove si trovano da sempre, immutabili, enormi, solide, e i ghiacciai che le ricoprono ci sembrano immensi, irraggiungibili, inattaccabili. Ora non lo sono più, siamo arrivati alla loro portata e li stiamo sciogliendo, poco a poco ma inesorabilmente. Poche cose ci appaiono così possenti come le montagne. Poche cose ci ricordano così profondamente che stiamo attaccando i sistemi naturali con forza e durata mai viste prima nella storia umana. L’enorme catino, l’ammanco di ghiaccio sulla vetta della più grande montagna delle Dolomiti è un monito, non dimentichiamolo, e non è retorica ricordarlo. 


“I monti stanno immobili, ma noi dove ci fermeremo?” 

Friedrich Hölderlin



Il comunicato stampa di Legambiente si trova al seguente link:


https://www.legambiente.it/comunicati-stampa/emergenza-clima-il-2022-anno-nero/


venerdì 2 dicembre 2022

Piccoli passi avanti (a voler essere positivi)

 Davvero non c’è molto da dire sugli esiti della recente CoP 27, visto che non sono riusciti ad accordarsi su limiti alle emissioni, a parte però una novità importante: la creazione del fondo di sostegno ai Paesi più colpiti dal cambiamento climatico. 

Dopo trent’anni di dibattito, infatti, è stato deciso di creare il fondo Loss and Damage con cui sarà possibile rimediare alle perdite e ai danni causati dagli eventi meteorologici estremi sempre più frequenti per il climate change nei Paesi in via di sviluppo che sono maggiormente esposti nonostante non abbiano contribuito al problema. 

Si tratta di un risultato lungamente atteso e fondamentale nel procedere all’adattamento e alla mitigazione della crisi climatica globale per una serie di ragioni: la giustizia climatica, perché questi Paesi subiscono danni ingenti dovuti ad un fenomeno a cui non hanno partecipato e di cui non sono beneficiari in termini di sviluppo economico tradizionale, la spinta alla migrazione, dato che una parte rilevante dei migranti sono migranti ambientali che fuggono da condizioni insostenibili in territori che un tempo consentivano almeno un’economia di sussistenza, lo sviluppo sostenibile senza passare (o quasi) da quello tradizionale, visto che numerosi Paesi in via di sviluppo devono avere la possibilità di passare direttamente alle fonti rinnovabili e alle tecnologie moderne di risparmio energetico senza attraversare due secoli di inquinamento come il mondo occidentale ha fatto altrimenti l’obiettivo di +1,5°C sarebbe largamente fuori portata.

Dunque una notizia positiva c’è, anche se siamo consapevoli che non basta. Come ha detto il Segretario generale dell’ONU Antonio Guterres “CoP 27 si è conclusa con molti compiti e poco tempo”.


Un’altra notizia positiva, almeno nelle premesse, arriva sul fronte della deforestazione con l’elezione nuovamente di Lula al governo del Brasile. Come sappiamo, le foreste soprattutto quelle considerate “primarie” o comunque in ottimo stato ecologico, sono uno dei pilastri del mantenimento di un clima vivibile sulla Terra e l’enorme foresta dell’Amazzonia, con la sua ricchezza di specie animali e vegetali e la sua estensione, è uno dei fattori irrinunciabili. Lula ha partecipato alla CoP 27 in Egitto insieme a Maria Osmarina da Silva Vaz de Lima, già ministra dell’Ambiente brasiliana nel mandato di Lula del 2003-2008, che si è espressa con chiarezza contro la deforestazione e in salvaguardia delle minoranze etniche che abitano l’Amazzonia. Dopo i disboscamenti di Bolsonaro speriamo che il nuovo governo inverta la rotta, anche in collaborazione con gli altri Paesi. Anche in questo caso, è un tema di giustizia: se il Brasile (e non solo, ma tutti i Paesi che possiedono sul loro territorio un bene naturale importante per il mondo) ha una risorsa di così grande valore deve essere aiutato a conservarla, cioè a non intaccarla per ragioni economiche. La foresta dell’Amazzonia, così come le altre foreste rimaste quasi intatte nel mondo (e sono ormai poche), costituisce un bene fondamentale per tutti e tutti devono contribuire alla sua conservazione.

Speriamo dunque che lo spirito torni ad essere quello del “summit per la Terra” di Rio de Janeiro del 1992, non per niente organizzato nei pressi della foresta più grande del mondo.


Sul fronte energetico, il nuovo governo italiano per ora parla solo del costo delle bollette, che va bene ma non basta, e staremo a vedere quali politiche energetiche metterà in atto. Il fatto che Cingolani sia rimasto consulente del Ministero dell’Ambiente è a mio parere un fatto positivo viste le sue competenze in materia. Vedremo nei prossimi mesi, ma ora si può già affermare che il tema del passaggio ad un sistema energetico più pulito e magari capace di coinvolgere il sistema industriale, dei servizi, dell’edilizia,  deve tornare centrale in una prospettiva di sviluppo sostenibile.






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