domenica 25 luglio 2021

Fra il G20 di Napoli e le politiche attive c’è uno spazio fortunatamente occupato dall’Europa

 Due punti di disaccordo, ma due punti non di poco conto: rimanere sotto 1,5 gradi di riscaldamento globale ed eliminare il carbone dalla produzione di energia al 2025. Due articoli chiave che, purtroppo, sono stati stralciati dal documento finale altrimenti non tutti i Paesi avrebbero firmato. Ora i punti di accordo sono 58 invece di 60, di carattere impegnativo ma abbastanza generico. E’ una costante di questi vertici che si cerchi di affossare ogni impegno preciso, ed in questo senso il G 20 a presidenza italiana non ha modificato le cose. Ora, se non tutto almeno una parte essenziale è rinviata alla Cop 26 di Glasgow, senza che l’incontro di Napoli abbia avuto la possibilità di incidere più di tanto. 

Il Ministro Cingolani parla in termini ottimistici dello stato delle cose, speriamo tutti con lui della volontà di impegnarsi di tutti i Paesi del mondo, anche se i dubbi restano soprattutto in funzione temporale: le leggi di Natura, ineludibili come ha detto lui stesso in un’intervista, non aspettano certo noi per fare il loro corso. 


Per farsi un’idea se non si segue regolarmente questi temi, siamo già oggi intorno al grado Celsius al di sopra della media, e questo semplice dato si trova all’origine di un cambiamento del sistema climatico che comporta fenomeni estremi più intensi e più frequenti, senza sconti per nessuno. Ora i nubifragi, gli uragani, gli incendi, i 50° di temperatura non sono più tema da geografia tropicale ma argomento che preoccupa cittadini e governi d’Europa, oltre che d’America, di Russia, di Canada, e di molti altri Paesi. La desertificazione avanza, si distruggono l’Amazzonia e le altre foreste primarie (tanto per dare una mano), o si deviano i fiumi dal loro letto per fare miniere, come è successo in Germania. Sì perché l’alluvione che ha devastato una zona prospera della Germania e del Belgio, causando 170 vittime nella prima e 27 nel secondo, ha certamente due padri: il cambiamento climatico che oramai è una vera crisi globale e la deviazione del letto del piccolo fiume Inde effettuata nel 2005 per fare una miniera a cielo aperto. Nella Germania capofila delle energie rinnovabili in Europa (quindi nel mondo) e spesso citata da noi ambientalisti ad esempio, si praticano ancora scavi di miniera alterando profondamente il territorio, si usa ancora una notevole quantità di carbone per la produzione energetica, e non si contano i grandi impianti industriali inquinanti, in numero e dimensioni ben superiori a quelli presenti nel nostro Paese. Nel caso in esame, evidentemente al fiume Inde - nell’antichità si ritenevano i fiumi veri e propri dèi, e forse non avevano tutti i torti - non piaceva il nuovo assetto del territorio e si è ripreso quanto era suo, punendo gli umani per la loro irrispettosa azione. 

Sta di fatto che siamo già nei guai con un solo grado di incremento della temperatura, figuriamoci con un grado e mezzo - ipotesi migliore - o con due - ipotesi che viene dopo la migliore - ovvero con il rispetto da parte di tutti dell’Accordo di Parigi. Che comunque è quanto di meglio siamo riusciti finora a mettere nero su bianco.


L’Europa comunque resta il traino mondiale su questo problema, e per questo va encomiata. Il 14 luglio scorso la Commissione europea ha adottato un insieme di misure legislative sul clima che va sotto il nome di “Fit for 55”, cioè siamo pronti per ridurre del 55% le emissioni di gas climalteranti al 2030 rispetto ai livelli del 1990, con l’obiettivo di arrivare alla neutralità climatica al 2050. L’Unione così passa dalle parole ai fatti delineando il percorso per realizzare nel concreto il Green Deal. Il pacchetto contiene undici proposte riguardanti regolamenti, direttive esistenti e nuove per trasformare radicalmente il nostro sistema economico e produttivo e renderlo sostenibile. Per diventare operativo dovrà essere approvato da Parlamento e Consiglio - e arriverà il 2022 se va bene, quando si dice il tempo...


Stiamo cercando davvero di cambiare il mondo in meglio, e di rimediare ai danni già fatti. Se qualcuno si oppone, ne porterà la responsabilità. Ma siamo ottimisti e guardiamo avanti.


Per approfondire i temi di questo post, i seguenti link sono un primo passo:


https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/clima/2021/07/23/cingolani-su-2-punti-non-abbiamo-trovato-accordo_03721ad1-4efd-4f6f-aedd-8588df82d20e.html


https://cdn.rinnovabili.it/wp-content/uploads/2021/07/Sintesi-del-documento-finale-G20-ENERGIA-E-CLIMA.docx


https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/07/16/alluvione-in-germania-limpressionante-ripresa-aerea-sul-fiume-inde-deviato-nel-2005-per-la-miniera-oggi-si-e-ripreso-il-suo-corso/6263747/


https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/IP_21_3541





martedì 13 luglio 2021

Momenti cruciali

 E’ il nostro momento, come dicono molti? Chissà, a volte basta davvero convincersene per cambiare la direzione di marcia. 

Sta di fatto che la Nazionale di calcio ha vinto, meritatamente, la competizione Europea, che un tennista italiano, Berrettini, è arrivato in finale a Wimbledon, che un gruppo italiano, i Måneskin, ha vinto l’Eurovision Song, che è stato dato il via al Piano di ripresa e resilienza nazionale, e apparentemente siamo felici. Va anche detto che lo sono di meno i 422 dipendenti della GKN di Campi Bisenzio, a due passi da Firenze, licenziati con un messaggio Whatsapp, o le vittime di infortuni e decessi sul lavoro, sempre in numero elevatissimo, o i 5 milioni e seicentomila italiani che vivono in “povertà assoluta”, secondo quanto certifica ISTAT, numero in forte crescita lo scorso anno. La frase classica in questo caso è “non mancano le contraddizioni”, per cui appunto cerchiamo di contenerle perché contraddirsi non è mai una buona cosa. Un auspicato miglioramento delle nostre condizioni economiche deve portare con sè un contestuale miglioramento delle condizioni del lavoro e una consistente riduzione delle diseguaglianze. 

Il momento sembra a noi favorevole e una ventata di ottimismo non può che fare bene. Quando ci lamentiamo della scarsa considerazione di cui godiamo all’estero, non dimentichiamo che sta a noi ottenere l’esatto opposto e che, al contrario di quanto spesso sospettiamo, basta poco per rianimare l’immagine, a volte spenta, dell’Italia nel mondo: basta ritrovare gli aspetti migliori che caratterizzano il nostro Paese e noi stessi, e che sono molto apprezzati.

Mario Draghi sta guidando una fase interessante e difficile, un momento di passaggio dopo un dramma collettivo portato da un virus, il suo governo riassume le principali tendenze politiche del nostro Paese: da loro ci aspettiamo moltissimo. Sono responsabili dell’immediato e del futuro per una quota mai così elevata: crescita economica e riduzione dell’impatto ambientale, azzeramento delle conseguenze sul clima, riequilibrio delle dinamiche economiche e sociali interne, ruolo in Europa e nel Mondo.  Insomma, stanno delineando il nostro Paese nel futuro prossimo e anche più lontano nel tempo. 

In questo momento, il Paese è sostenuto dalla progressiva diffusione di una fiducia che, se non cieca, certo da tempo mancava in questa intensità. Pur con tutte le difficoltà ben note, siamo in Unione Europea (e continueremo a restarci), siamo un Paese con grandi potenzialità, e abbiamo ora la possibilità, grazie ad un finanziamento mai così ingente, di costruire il futuro che desideriamo. Non sprechiamo un’occasione irripetibile.

Non per niente il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha per titolo “Italia domani”. Per conoscerlo meglio, si può scaricare al seguente link:


https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR.pdf





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