lunedì 19 aprile 2021

Bene il confronto democratico fra i vari candidati alla carica di Sindaco di Bologna, ma sui temi per il futuro della città

Da qualche tempo, i principali quotidiani in città descrivono i partiti ed in particolare il Partito Democratico bolognese in difficoltà per via delle candidature alla carica di Sindaco che si vanno profilando.

Le elezioni amministrative del 2021 a Bologna dovrebbero essere occasione di un cambiamento nella gestione della città e del territorio concreto e ben visibile. Un passo in avanti per una città che può competere con le migliori città europee molto più di quanto già non faccia. Affrontare i temi nel profondo però richiede uno sforzo assai maggiore che elencare nomi delle candidature e presunti attriti fra i medesimi, con i partiti ad aggirarsi vanamente sullo sfondo della contesa. Insomma, le analisi politiche tendenti al pettegolezzo richiedono poco sforzo e rendono forse di più in termini di lettori che non gli approfondimenti a beneficio dei cittadini. Dunque, e come ogni volta precedente, assistiamo ad un dibattito spento e noioso, che a volte porta persino fuori strada alcuni che la politica la praticano, con dichiarazioni che sarebbe meglio evitare. Per parte mia, credo che le candidature siano sempre un fatto positivo, e che una in più non possa alterare se non in meglio ciò che chiamiamo “democrazia”, per sua natura estranea ai giochi politici che pure attraggono molti. Dunque, ci si confronti nei modi e nelle sedi preposte, con programmi, idee per la città e mezzi per realizzarle.

Dicevo che Bologna avrebbe bisogno di un salto di qualità. Come molte città italiane, del resto. Partiamo dal fatto che si tratta di una città ben governata, con numerose opportunità, grande e piccola insieme, misura ideale, sempre nelle prime posizioni delle varie classifiche che tentano periodicamente di posizionare le migliori caratteristiche che delineano la qualità della vita. Partiamo cioè da una buona situazione. Che, però, non vuol dire cristallizziamo lo status quo. Perché la posizione in cui ti trovi dipende dai riferimenti che adotti.

Sono decenni che Bologna svetta sul piano sociale e culturale, sono altrettanti decenni che Bologna non si avvicina alle migliori città europee sul piano ambientale. Mentre altre città, soprattutto nel Nord Europa, facevano passi da gigante, Bologna si muoveva con lenta continuità. Helsinki, Stoccolma, Malmo, Copenaghen, la storica green city di Friburgo, ed altre, molte delle quali paragonabili per altri aspetti a Bologna, sono avanti decenni sul piano degli impatti ambientali, dello smog, del riciclo dell’acqua, del traffico veicolare. L’ultimo anno di chiusure per Covid ha mostrato con particolare evidenza a quali livelli di traffico fossimo abituati, spariti per un po’ per causa di forza maggiore ed ora ritornati più pesanti di prima. Il numero di camion per il trasporto delle merci non si conta sulle strade provinciali, nei pressi degli imbocchi autostradali, e ciò che si fa d’abitudine è costruire nuove strade e aprire nuovi caselli. Il consumo di suolo era, e resta, elevatissimo in tutta la regione. In particolare a Bologna restano elevati i consumi energetici e basse le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica.  La questione nel suo complesso è certamente complicata, ma altrove viene brillantemente risolta, quindi non è impossibile. Il fatto è che arriviamo dopo. Non che non sia mai stato fatto nulla in proposito, ma si è trattato di ordinaria amministrazione; non è stato fatto nulla per rovesciare il paradigma consumo-crescita economica, che tradotto significa, costruzioni, traffico, capannoni, in senso “tradizionale”, vale a dire quasi sempre senza le caratteristiche che renderebbero lo sviluppo locale sostenibile. 

Ciò che manca è una visione del futuro della città. Il salto in avanti, che porterebbe Bologna al pari delle città europee citate, non si vede nemmeno all’orizzonte. D’altronde, come sempre, anche nella sinistra, questi argomenti vengono collocati sullo sfondo, ritenuti non centrali - anche se oggi non possiamo più dire marginali. 

Francamente, se il confronto democratico fra candidati portasse questi temi nel dibattito sarei ben felice delle varie candidature; se invece si resta fermi ad un confronto di nomi, di partiti e di aree di appartenenza i cittadini avrebbero tutto il diritto di stancarsi della politica praticata in città.



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