venerdì 26 febbraio 2021

La scelta di Draghi 2 - e il PD

 Per un governo che trae la sua ragione di esistere su necessità prioritarie che l’assetto di maggioranza e di governo precedente non era riuscito ad affrontare - tralasciamo qui le cause - la struttura che ha assunto dopo la nomina dei Sottosegretari non è un accessorio dell’abito a festa a cui si può rinunciare se non piace. In realtà, le fondamenta ideali di coloro che partecipano sono destinate a giocare un ruolo se la bilancia pende invece di trovarsi in equilibrio, magari in ambiti delicati in cui si giocano i valori più cari. Repubblica oggi dedica due pagine all’ingresso della Lega al Viminale e credo che sia opportuno riprendere alcuni aspetti della questione. Il primo, riguarda ovviamente i decreti sicurezza, il secondo ci dice che sappiamo tutti che non esiste solo la Lega ma anche la Ministra Lamorgese, o il Capo dello Stato, il terzo il fatto che il centrosinistra nel suo insieme è fuori dal Ministero dell’Interno (sono presenti IV e M5S).

A quanto si legge, i decreti sicurezza dell’epoca Salvini sono rivendicati dal nuovo Sottosegretario Molteni, mentre la Ministra “tecnica” Lamorgese ne difende le modifiche. Ora, francamente non so se si possa stare tranquilli con la Lega agli Interni e gli altri fuori, e non solo riguardo l’immigrazione, ma so che l’equilibrio della bilancia è infranto e la medesima pende, non poco, da una parte che ci preoccupa, perché si tratta di una parte in cui affondano le radici degli uni e degli altri. In breve, il rischio è che la Lega riproponga contenuti inaccettabili a sinistra da una posizione di potere mentre il PD resta fuori da un Ministero che custodisce le finalità di valori fondanti. La posta è alta per il Partito Democratico: si tratta dell’anima del partito, dei valori, di ciò che hai di più caro e che ti definisce. Una parte importante della tua sostanza. Il PD avrebbe dovuto presidiare il Viminale.

Perché non è successo? Sicuramente c’entrano le scelte di Draghi, i rapporti politici fra partiti, i giochi politici delle correnti interne al PD, ma non basta. Se il PD poteva fare di più per ottenere uno spazio importante la sua capacità di farlo riguarda anche l’abilità nel proporre le proprie tesi sul tema. Una qualità che metterei in discussione.

Perché la struttura di un partito parla anche di contenuti. Il PD ottiene incarichi di governo nei temi che prevalgono nel dibattito interno e che incrociano la presenza di dirigenti di corrente sufficientemente potenti. Troppo spesso le correnti -  che dovrebbero rappresentare le sensibilità diverse presenti - diventano centri di potere senza avere le caratteristiche adeguate per produrre cultura politica di qualità. A questo fatto si aggiunge una evidente propensione ad affrontare alcuni temi invece di altri. Coloro che sono entrati nel Partito Democratico avendo un’esperienza precedente diversa dai due maggiori partiti fondatori sanno bene a cosa mi riferisco: il livello del tema specifico di cui ci si occupa (da tempo) è parso immediatamente più basso, e quel che è peggio, tale è rimasto. Spesso non mancano personalità competenti ma non fanno massa critica. Il tema “ambiente” è un esempio lampante di questo fenomeno, e non è l’unico. L’immigrazione ed i temi di pertinenza dell’Interno non sono stati finora valorizzati e veicolati come dovuto nella proposta politica del PD, il lavoro non lo è più stato da tempo (e spero che l’incarico ad Andrea Orlando possa finalmente smuovere un argomento fondamentale), la parità uomo-donna non lo è più stata da tempo, le nuove tecnologie anche genetiche non lo sono state, il ruolo della ricerca non lo è stato, il rapporto con le altre specie animali non lo è stato (e arriva la pandemia, che tentiamo di affrontare soltanto a valle, con misure sanitarie).

Il PD dovrebbe cambiare per adeguarsi alle sfide che il mondo propone. Le modalità in cui è strutturato ora non consentono di rispondere a tutte le esigenze, e questo è un punto che non può sottostare ad altro, è prioritario. Va compiuto un passo in avanti.



   


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