domenica 1 marzo 2020

Stoccaggio della CO2 a Ravenna

E' notizia dell'altro ieri che l'Eni intende realizzare impianti di stoccaggio della CO2 a Ravenna (nota dell'Agenzia Dire all'indirizzo in calce). 
Secondo Claudio Descalzi, amministratore delegato Eni, "la CCS in Italia ha un’opportunità unica nell’area di Ravenna, grazie alla combinazione tra giacimenti offshore esauriti con infrastrutture ancora operative, insieme a centrali elettriche sulla terraferma unitamente ad altri impianti industriali nelle vicinanze". Le possibilità di stoccaggio sarebbero veramente notevoli, tra 300 e 500 milioni di tonnellate, e la tempistica abbastanza breve, cinque anni. Eni infatti conta di terminare gli studi preliminari per il 2025, passando successivamente alla fase esecutiva.

CCS, acronimo di Carbon Capture and Storage, è un insieme di tecnologie che consente la cattura ed il sequestro dell'anidride carbonica emessa in atmosfera a seguito della combustione delle fonti energetiche fossili, con iniezione e stoccaggio in apposite strutture sotterranee che consentirebbero il confinamento del gas responsabile della maggior quota di alterazione atmosferica e climatica. Si tratta di una delle opzioni idonee a conseguire gli obiettivi di contenimento del cambiamento climatico in atto, la cosiddetta "mitigazione".
A mio avviso, la CCS è indispensabile al punto a cui siamo arrivati, ma ad una condizione: che non sia considerata parte sistematica della produzione di energia da fonti energetiche fossili (carbone, petrolio e metano). Cioè che non si pensi che, essendo possibile stoccare la CO2 da qualche parte, sia lecito continuare business as usual, nel solito modo con gli impianti termoelettrici tradizionali magari affiancati dai sistemi CCS. 
Invece, la CCS è importante per ridurre la CO2 che abbiamo già emesso in atmosfera, e se vogliamo, che stiamo ancora emettendo nella fase "del metano", la famosa transizione verso un sistema energetico completamente rinnovabile che, però, non dovrebbe prolungarsi troppo. Uno dei punti da tener conto riguarda il fatto che non abbiamo più tempo a disposizione rispetto alla velocità con cui sta cambiando il mondo naturale. Non abbiamo nemmeno quasi più bisogno dei dati scientifici: l'inverno più caldo, senza neve, l'Artico che si scioglie, e ora anche l'Antartide che era rimasto intatto per ragioni legate alle correnti del sistema climatico sta reagendo alla temperatura media più elevata in modo evidente, sono effetti visibili, concreti, che dovrebbero suscitare il massimo allarme. 
Ben venga dunque la proposta di Eni di convertire gli impianti di Ravenna al sequestro della CO2, purché l'iniziativa si inserisca in un percorso di decarbonizzazione che porti verso l'uscita dalla necessità di bruciare fonti fossili, in un tempo adeguato a salvare gli equilibri che stanno alla base del sistema climatico terrestre. La scelta è da sostenere come tassello di un quadro più ampio, e potrebbe portare anche a dirette conseguenze positive sul territorio interessato.

PS:  Infine, la politica.  Ora la Regione Emilia Romagna ha ora un nuovo Assessore con delega all'energia, si tratta di Vincenzo Colla. Da un piccolo blog che segue con passione questi temi gli auguri migliori di buon lavoro.

La notizia sul sito Dire:

https://www.dire.it/28-02-2020/427679-a-ravenna-enormi-possibilita-per-lo-stoccaggio-di-co2/

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