lunedì 27 aprile 2020

Umani e animali

 “Il traffico di animali selvatici e i mercati della carne sono perfetti terreni di scambio per nuovi agenti patogeni e per il passaggio all’uomo: animali di diverse specie tenuti in condizioni di stress e vicinanza eccessiva, a stretto contatto con escrementi e virus altrui, se non addirittura macellati sulle stesse superfici.” Questo brano si legge nel dossier sulle malattie infettive che dagli animali possono passare agli umani pubblicato su La Nuova Ecologia del mese di aprile.
Secondo il Treccani, una zoonosi, o antropozoonosi, è un termine riferito a “malattie, provocate da microrganismi o da parassiti o da funghi, trasmesse naturalmente da animali, vertebrati o invertebrati, all’uomo”, uno dei vocaboli diventati comuni nel tempo del coronavirus. In realtà, il virus che ci affligge in questi mesi non è certo l’unico agente patogeno arrivato all’uomo dalla fauna: in tempi recenti, a partire dagli anni Settanta del ventesimo secolo, AIDS, Ebola, Sars, per citare solo le più comuni, hanno causato migliaia di morti. Lo stretto contatto con animali domesticati o selvatici può favorire il cosiddetto “salto” di specie in cui, magari per tramite di una terza specie animale, il microorganismo passa ad infettare gli umani.
Il virus che stiamo affrontando, scrive Lorenzo Ciccarese nell’articolo, “è emerso nella città cinese di Wuhan a dicembre 2019 e verosimilmente il contagio sugli uomini è avvenuto in un mercato dove frutta e versura erano vendute insieme a carne macinata di manzo, maiale e agnello, polli spennati interi, granchi e pesci vivi. Come vivi venivano venduti serpenti, tartarughe, porcellini d’India, ratti del bambù, tassi, ricci, lontre, pangolini, zibetti di palma e cuccioli di lupo.”

Tutto ciò accade in un mondo globalizzato, dove chiunque può immediatamente spostarsi ovunque - e portare con sé gli agenti patogeni - dove la promiscuità è evidente, dove non esistono quasi più spazi di Natura selvatica e spazi umani distinti, dove la biodiversità è in forte declino da decenni e nulla sembra arrestarlo, dove la deforestazione porta via per sempre foreste primarie e frammenta gli habitat delle specie animali del luogo, dove miseria e degrado portano persone, anche bambini, a cercare di che vivere in discariche di rifiuti a cielo aperto. Non ultimo, dove gli animali vengono sfruttati per ogni scopo: alimentare, lavoro, pellicce, inscatolati per la loro breve orribile vita nei lager degli allevamenti intensivi, come nelle gabbie dei mercati cinesi. Infine, ora le scimmie subiranno i test dei vaccini che devono salvare noi dal coronavirus - ma questa è scienza.

Ma che problema abbiamo con gli animali? Usati e abusati per corride, fois gras, uova da galline che non riescono nemmeno a camminare, pulcini triturati, scrofe in gabbia, una galleria degli orrori che abbiamo costruito da quando abbiamo inventato la “civiltà”. Un delirio di crudele sfruttamento. Ma quanto siamo “umani”.
Almeno, rendiamoci conto che non possiamo continuare a coltivare i nostri interessi in un pianeta devastato, che “avevamo la presunzione di restare sani pur abitando un pianeta malato. E' giusto curare noi stessi, ma non possiamo dimenticare che dovremo curare anche il pianeta. Anche questa operazione è lotta per la vita, come rispettare le regole che adesso ci chiedono di restare lontani solo fisicamente e non spiritualmente" ha detto il Cardinale Zuppi, arcivescovo di Bologna, la scorsa domenica delle Palme.

Quanto scenderà il Pil? Il mitico indice di tutto, già criticato per non dire affondato da Robert Kennedy nel 1968 (“it measures everything in short, except that which makes life worthwhile”- “misura tutto in breve, ma non ciò che rende la vita degna di essere vissuta”) in un discorso memorabile che vale la pena di leggere interamente, è ancora lì a guidare le nostre vite mentre stiamo tagliando il ramo su cui siamo seduti. Finché il modello economico prevalente non includerà i costi ambientali, i costi dei beni naturali, tutt’altro che “liberi”, e sceglierà la via della riduzione delle diseguaglianze senza metterle a contrasto con lo stato dell’Ambiente, continueremo a mettere a repentaglio il nostro futuro.
Un nuovo modello di sviluppo, si dice da tempo ormai sufficientemente lungo, ambientalmente e socialmente sostenibile, a cui aggiungere un nuovo rapporto con l’ambiente naturale e le altre specie animali, che non sono oggetti per i nostro consumo. Umani e animali, uomo e natura. Con le conoscenze scientifiche del mondo di oggi non dovrebbe essere impossibile.

Gli articoli citati nel testo sono ai seguenti indirizzi:

https://www.lanuovaecologia.it/coronavirus-animali-inquinamento/

Il discorso di Kennedy, in inglese:

https://www.jfklibrary.org/learn/about-jfk/the-kennedy-family/robert-f-kennedy/robert-f-kennedy-speeches/remarks-at-the-university-of-kansas-march-18-1968


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