lunedì 1 giugno 2020

L’Unione Europea c’è

Non ha certo scelto una soluzione di compromesso, la Commissione Europea:  raccogliere sui mercati 750 miliardi di euro, distribuendone 500 attraverso sussidi e 250 tramite prestiti. Il nostro Paese dovrebbe essere il primo beneficiario con 172 miliardi totali, di cui 82 in sussidi. La proposta della Commissione scavalca quella di Merkel e Macron (di cui abbiamo scritto nel post precedente) e segna un passo storico nel percorso di Unione dei Paesi d’Europa. Sarà difficile che il piano “Next Generation EU” venga approvato così com’è, anche se lo auspichiamo, ma il dato politico è comunque inequivocabile: l’Unione Europea c’è.

Non entro nel merito dei dettagli tecnici, che sono reperibili su tutti i quotidiani, mi interessa ragionare in breve sull’elemento politico. Prima i fatti. L’Unione Europea, spesso criticata per la mancanza di visione comune in ambiti importanti, per le cavillosità delle regole, per la lontananza presunta dai cittadini, si trova ad affrontare una crisi durissima e imprevista. Praticamente all’improvviso, un elemento estraneo al normale andamento della vita dei cittadini e della società nel suo insieme, costituito da un virus di origine asiatica proveniente molto probabilmente da animali commerciati nei mercati locali, attacca la salute delle persone in modo spesso grave, causando malati e decessi, e determinando un vasto e accelerato impegno sul fronte sanitario. Un’epidemia pericolosa, di quelle che capitano una volta al secolo o ancora meno, un evento extra-ordinario non previsto e rispetto al quale i sistemi sanitari si trovano spesso impreparati. Settimane di chiusura quasi totale delle attività di ogni genere sono il provvedimento principale, che segnerà anche nella storia questo periodo, assunto quasi da tutti i Paesi. Il conseguente crollo del Pil, e il decadere del normale svolgimento della vita comune dei cittadini, sono lo scenario che si apre dopo la fase più critica. Pesanti difficoltà umane e finanziarie colpiscono le persone, le imprese, ogni settore. L’insegnamento scolastico si svolge “a distanza”, vale a dire senza l’indispensabile confronto dialettico diretto e in presenza fra docente e studenti. Si tratta di un colpo durissimo.
Si può rispondere al colpo in due modi: esasperando le divisioni, o incrementando l’unione. Due modi complementari. La Commissione Europea guidata da Ursula Von Der Leyen, e in precedenza l’accordo franco-tedesco, hanno scelto il secondo, hanno costruito un ponte verso l’unione, un vero e proprio viadotto capace di superare una valle, e solidamente posato su pilastri ben definiti.  L’Unione (con l’iniziale maiuscola) non vuole morire, anzi vuole rinascere, rivitalizzarsi dopo il forzato arresto.
Un secondo elemento politico riguarda il gioco al rialzo. La proposta della Commissione non lascia spazio ad attacchi diretti a Bruxelles: se non passerà, o passerà in misura ridotta, sarà facile individuare i Paesi contrari e responsabili di un fallimento o di modifiche in senso restrittivo. Il dito dovrà essere puntato altrove, questa volta.
Infine, l’aspetto politico che ci riguarda. Il fondo UE sarà legato ad un Piano che dovremo preparare e presentare con le debite scadenze, sarà cioè legato a riforme e interventi che dovranno essere concretamente posti in atto con una scaletta temporale da rispettare. Non ci sarà la Troika ad intervenire, ma ci sono condizioni che riguardano il corretto uso delle risorse messe a disposizione decise dagli stessi Paesi beneficiari. Saremo noi stessi a stabilire come, un po’ come se fossimo costretti a fare davvero ciò che vorremmo fare.  Come ha detto Paolo Gentiloni, il recovery fund “non ha a che fare con condizionalità e intrusione di Bruxelles, è volontario, gli Stati membri si assumono la responsabilità della propria crescita”.
Si tratta di un fatto nuovo, e si tratta di una prova inedita per l’Italia, che dovrà saper superare ataviche difficoltà, inefficienze, ritardi, burocrazie, per fare le riforme necessarie e, come si dice da tempo, non più rinviabili. Insomma, questa è l’occasione giusta per delineare e costruire il futuro, e se sapremo fare bene potrà portarci lontano. Potrà inoltre modificare l’immagine che il nostro Paese trasmette nel mondo, fatta di mille pregi e di altrettanti difetti che ci portano ai ben noti problemi economici che ci attanagliano. L’occasione da non perdere.

Si diceva dell’Unione Europea. E’ viva, con buona pace delle destre sovraniste, che rappresentano per la politica che portano avanti il maggiore ostacolo alla risoluzione dei problemi che loro stesse pongono. Da europeista, e senza nascondere le difficoltà che ancora persistono, questa è davvero una bella giornata.

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