domenica 6 giugno 2021

La sfida, decisiva, di Draghi e dell’UE

 L’ultimo numero di Limes (“Il triangolo sì”, 4/2021) è dedicato a quella che viene definito il nucleo della koinè europea, ovvero il Triangolo costituito da Italia, Francia, Germania. Non c’è dubbio che siamo una comune civiltà che si trova geograficamente sul continente europeo, che invece di sentirsi “vecchia” (la “vecchia Europa”) dovrebbe saper guardare al futuro, in un quadro evolutivo.

Parto dalla fine, non della rivista ma del ragionamento, ovvero dalla necessità di dotarci di “un’amministrazione pubblica degna del nome”. Questo dovrebbe essere obiettivo prioritario, o incluso fra i prioritari, di coloro che governano per molte ragioni. Soprattutto una: il tempo. L’assunzione del problema infatti non è nuova, ma il tempo che passa rende sempre più urgente la sua soluzione. Il numero citato della rivista porta avanti una tesi, ovvero che il confronto con la Francia ci spinga a farlo - meglio prima che poi. Lo scopo è naturalmente molto elevato, ovvero che l’Italia faccia la sua parte (finalmente) nel contesto internazionale ed europeo, in altre parole, che sia in grado di farla. Un fine assolutamente condivisibile e auspicabile.

Il contesto attuale di rafforzamento delle relazioni con la Francia dovrebbe aprirci gli occhi, e le capacità politiche visto che si tratta di giocare un ruolo di equilibrio, e decisivo, in Europa e nei rapporti con gli USA. La sensazione, quasi istintiva, è che ci sia spazio per noi e che l’aspettativa sia che lo riempiamo adeguatamente. Includendo il rapporto con gli USA, per noi strettissimo, si capisce in quale contesto ci troviamo e dobbiamo agire. 


Le affinità/diversità culturali ovviamente hanno la loro importanza, ma andando al sodo i conti mostrano che i legami sono intensi per noi con la Francia e con la Germania. E salta fuori persino la mia regione: l’Emilia-Romagna ha una posizione decisamente rilevante nel ragionamento se, insieme al resto del Nord Italia, presenta un interscambio commerciale con la Germania di prima categoria (si trova in terza posizione dopo Lombardia e Veneto). Non per niente il treno tedesco arriva fino a Bologna, e parte da Bologna verso Austria e Germania, la rete viaria di collegamento da Modena attraverso il Brennero (Statale 12, Autostrada, ferrovia) è la principale, e non ultimo, le spiagge romagnole sono mete consolidate del turismo germanico. Anche la Francia ovviamente ha grandi rapporti con le regioni del Nord Italia, ma la sua presenza si estende in modo più uniforme su tutto il territorio della penisola. 

Sono rapporti spesso asimmetrici sul piano della forza, ma visti da una luce positiva, sono parte del processo unificante l’Europa, che viaggia su binari suoi propri spesso indipendentemente dai tracciati della politica. 


L’analisi però non è completa se non si esamina la questione energetica. Basta dare un’occhiata a qualsiasi cartina dei condotti di gas per vedere ad occhio quale tipo di legame fisico - altro che culturale o sentimentale - ci riguardi. Il nostro Paese importa poco meno della metà del gas dalla Russia, poi dal Nord Africa, dalla Norvegia, dall’Olanda. Più o meno lo stesso per l’Unione Europea tutta, che dipende per poco meno della metà del fabbisogno di gas dalla Russia, da cui lo importa tramite gasdotti che percorrono migliaia di chilometri attraverso vari Paesi dell’Est. Quindi si dipana una matassa, sul territorio geografico e su quello politico, che verso Est ha uno dei suoi fili principali.

Ovviamente importiamo anche petrolio, ancora necessario soprattutto per i trasporti. 

Per questo la politica energetica dell’Unione sarà fondamentale. Perché non ci sarà nessuna considerazione storica, culturale, di affinità, che potrà incidere di più di una pura e semplice dipendenza energetica. Per questo la politica energetica dell’Italia sarà fondamentale. Per le stesse ragioni. 


Da qui discende la questione climatica - nei ragionamenti politici - non il clima che richiede stabilità, ma il clima che offre la porta aperta per ridurre la dipendenza energetica, che è e resta un fattore chiave. Qui si fa l’Europa, con la e maiuscola. Un continente ad emissioni zero (quasi) significa che ha ridotto in misura rilevante i suoi consumi di gas e di petrolio, e questo fattore va a cambiare le cartine con i gasdotti, i porti del petrolio o di GNL. Energia sua propria significa principalmente, per l’Europa, solare, eolica, idro, veicolata per via elettrica, e bassi consumi ottenuti con l’efficienza.

In attesa di grandi novità dalla fusione o dall’idrogeno, ad oggi significa questo.

Si tratta di una strada da percorrere senza esitazione, perché in gioco c’è il nostro futuro. Macron, Merkel, Von der Leyen lo hanno capito, noi dobbiamo fare altrettanto. 

Qui entra in gioco l’apparato statale cui abbiamo fatto cenno all’inizio. Siamo in grado di gestire i lauti fondi che avremo a disposizione? Next Generation EU è alla nostra portata? Questo è il punto cruciale che deve affrontare Draghi con il suo governo. Con tutta la volontà possibile.


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