sabato 29 aprile 2017

Il TAP e la questione energetico-ambientale

In questo periodo, alcuni fatti riguardanti l'energia e l'ambiente si offrono alla nostra riflessione. I dati sulla riduzione della superficie ghiacciata del Mare Artico confermano l'andamento degli anni scorsi, ad una velocità preoccupante a causa del riscaldamento globale causato a sua volta dalle emissioni da fonte energetica fossile, gli scienziati che studiano la Grande Barriera Corallina australiana, sede di un'enorme quota di biodiversità, ci informano che è da ritenersi praticamente morta, sempre a causa del riscaldamento globale, avendo superato il limite a cui si ritiene che possa rigenerarsi, il Presidente degli USA Donald Trump prevede di ritornare al carbone, creando nuovi posti di lavoro nelle miniere, e cancella le norme che Obama aveva voluto per contenere le emissioni nocive e climalteranti dell'industria e della trasformazione di energia statunitense (peraltro mai entrate in vigore), in Puglia si verificano manifestazioni e scontri a seguito dei lavori per realizzare la tratta italiana del TAP, il gasdotto Trans Adriatic Pipeline.

Alcuni leaders dell'Unione Europea hanno praticamente detto a Trump che se il mondo finirà sarà causa sua (nientemeno), e ancora una volta l'UE mostra di essere l'avanguardia mondiale delle politiche ambientali - in un contesto, ovviamente, industrializzato e di elevati consumi.
L'idea di tornare al carbone è la peggiore che potesse venire in mente ad un Presidente di un Paese altamente inquinante come gli Stati Uniti, un ritorno al passato del diciottesimo e diciannovesimo secolo con i minatori, il grisù, e le polveri di carbone, e al suo cospetto brilla di luce propria l'importanza delle scelte dell'UE, che dovrebbe trovare il modo di tirare fuori un po' di orgoglio per sè stessa, come sicuramente merita.

Sul nostro territorio si fanno i contestati lavori per il TAP, un gasdotto che attraverso la rete italiana porterà al nostro Paese ed in Europa il gas estratto in Azerbaigian, diversificando i Paesi di approvvigionamento del continente, che attualmente dipende in buona parte dalla Russia.
Per fare una valutazione sul tema, sono necessarie alcune informazioni. TAP trasporterà circa 9-10 miliardi di metri cubi all'anno di gas naturale. L’opera è stata finanziata con l’aiuto della Banca Europea per gli Investimenti, anche grazie al fatto che l’Unione Europea ha riconosciuto al TAP lo status di “Progetto di Interesse Comune”, perché funzionale all'apertura del Corridoio Meridionale del Gas, uno dei corridoi energetici considerati prioritari dall'Unione per il conseguimento degli obiettivi di politica energetica. Il progetto, perciò, non è soltanto italiano, ma si inserisce in un quadro comunitario di progressiva integrazione delle politiche energetiche.
Per quanto riguarda il nostro Paese, attualmente l’Italia ha un fabbisogno di circa 65-70 miliardi di metri cubi di gas all’anno, per la maggior parte importati, in particolare da Algeria, e per quasi la metà, dalla Russia. La capacità massima di importazione delle attuali linee di rifornimento supera i 130 miliardi di metri cubi, praticamente il doppio del fabbisogno. Tutti i gasdotti in esercizio, quelli in via di realizzazione e quelli previsti sono elencati, con le rispettive capacità ricettive, sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico, all'indirizzo riportato in calce.
Il Tap aumenterà di circa 9-10 miliardi la capacità complessiva, una quota quindi piuttosto limitata. Il consumo di gas nel nostro Paese è inoltre in calo da anni, sia per la crisi economica sia per la concorrenza delle fonti energetiche rinnovabili. Perciò, non viene realizzato per aumentare le nostre disponibilità di gas.
La ragione per la sua realizzazione si trova in un altro aspetto della questione energetica: l'eccessiva dipendenza da un piccolo gruppo di Paesi da cui importiamo il gas naturale, ed in particolare dalla Russia, da cui il nostro Paese riceve quasi la metà del gas che consuma. La scelta di allargare il novero dei Paesi da cui importare il gas è perciò una scelta di politica energetica, con vari aspetti in gioco, dal ruolo politico che si intende svolgere nel mondo, alla propria sicurezza energetica. Ad essa, si aggiunge la volontà di fare del nostro Paese un hub europeo del gas.

Tutto ciò non significa che non si debba seguire anche altre strade per ridurre gli impatti e aumentare la sicurezza energetica con fonti interne, come per esempio il biogas. Il biogas è una miscela di gas in cui prevale il metano, come nel gas naturale, ed è generato dalla digestione di biomassa da parte di microrganismi, e può collocarsi opportunamente in associazione all'attività agricola. Gli impianti a biogas sono una risorsa, se ben costruiti e dimensionati in relazione al territorio. Oltretutto si tratta di una risorsa rinnovabile, se la biomassa utilizzata è la stessa che in un secondo tempo cresce assorbendo CO2 nella stessa quantità emessa con la combustione, e se la stessa proviene dal territorio limitrofo all'impianto, in modo da ridurne al minimo il trasporto.

La soluzione ideale per l'energia non esiste, ma si può affermare che il gas è assai meglio del carbone, e che il biogas è assai meglio del gas. Il tutto, se vengono seguiti opportuni criteri nella realizzazione degli impianti. Si può anche considerare il fatto che una dipendenza eccessiva dall'estero è condizionante sul piano politico e fonte di incertezza sugli approvvigionamenti.
A questo punto, se si condividono queste tesi, si tratta di scegliere il modo migliore per contenere gli impatti sui territori, che si tratti del TAP o di un impianto a biogas, fermo restando che anche l'impatto zero non esiste. Ed essendo consapevoli che la ricerca di uno sviluppo realmente sostenibile è una delle maggiori sfide che l'umanità si sia mai trovata ad affrontare.

Il sito del Ministero dello Sviluppo Economico con le infrastrutture di importazione del gas naturale:

http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/energia/gas-naturale-e-petrolio/gas-naturale/importazione


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